La malattia di Kawasaki identifica una patologia dei vasi sanguigni piuttosto rara (alla ribalta in tempi di coronavirus): ecco i sintomi, le cause e le cure.

La sindrome di Kawasaki, per definizione medica, è una rara vasculite – un’infiammazione dei vasi sanguigni – infantile autoimmune. Questa malattia colpisce prevalentemente i lattanti e i bambini dagli 1 agli 8 anni e colpisce principalmente le arterie coronariche. I sintomi sono simili a quelli di molte altre comuni patologie infantili, ed è per questo che la diagnosi arriva spesso in ritardo. Questa malattia è stata portata alla ribalta per un presunto legame con il virus Sars-Cov-2, per l’improvvisa crescita di casi nei mesi di marzo e aprile 2020.

Sindrome di Kawasaki e coronavirus

Questa infezione alle coronarie, e più in generale ai vasi sanguigni, è stata riscontrata in un particolare alto numero di casi di bambini di tutte le età sia a Bergamo, epicentro dell’epidemia di Coronavirus in Italia, e anche nel Regno Unito nei mesi di marzo e aprile 2020, quando è scoppiata la pandemia.

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Infatti, come comunicato anche dal National Health System inglese, c’è stato un forte incremento di casi di questa patologia in queste settimane. I soggetti affetti sono stati anche, in alcuni casi, ricoverati in terapia intensiva in ospedale. Allo stesso modo a Bergamo si sono registrati il numero di casi che si registrano mediamente in diversi anni (parliamo sempre di cifre basse, visto che si tratta di una sindrome rara). Gli scienziati stanno cercando di capire se c’è una correlazione diretta, ma fino a ora non c’è ancora un conferma.

Sindrome di Kawasaki: i sintomi e le cause

Anche prima di questo incremento di casi, non erano ancora note le cause che portano all’insorgenza della patologia. L’ipotesi attualmente considerata più attendibile, riguarda la possibilità che la vasculite sia innescata da un’infezione esterna. Inoltre, alcuni studiosi ritengono che possa esserci una predisposizione genetica alla malattia.

La sindrome di Kawasaki si sviluppa in più fasi, ciascuna delle quali caratterizzata da particolari sintomi.

• In un primo momento, si manifesta con febbre alta (40°C) resistente ad antibiotico e antipiretico, della durata superiore ai 5 giorni, congiuntivite, ingrossamento dei linfonodi, lesioni della mucosa orale, edema delle mani e dei piedi, manifestazioni cutanee simili a quelle del morbillo e della scarlattina.
• La seconda fase è caratterizzata da sintomi quali dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, stanchezza, mal di testa, dolori articolari e desquamazione delle dita delle mani e dei piedi. È questo il momento più delicato, in cui spesso insorgono complicazioni. La sindrome di Kawasaki può portare danni al cuore (infiammazione cardiaca, miocardite, pericardite, trombosi, infarto) nel 5-10% dei casi.

Sindrome di Kawasaki
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Le cure per il morbo di Kawasaki

Come visto, la severità dei sintomi e delle complicazioni di questa malattia richiede un trattamento tempestivo. Non sempre è facile diagnosticare la sindrome di Kawasaki, per questo motivo bisogna prestare particolare attenzione ad ogni più piccolo sintomo.

La terapia prevede la somministrazione di immunoglobuline per ridurre il rischio di complicazioni cardiache e l’uso di aspirina per fluidificare il sangue. È questo uno dei rarissimi casi in cui i medici consigliano l’assunzione di aspirina in età pediatrica, altrimenti assolutamente pericolosa per la salute.

Dalla sindrome di Kawasaki si guarisce nella maggior parte dei casi, soprattutto se trattata per tempo. Alcuni pazienti hanno avuto una ricaduta entro il secondo anno dall’esordio della malattia. Nel caso di complicazioni cardiovascolari, è importante eseguire controlli periodici per verificare lo stato di salute del cuore.

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ultimo aggiornamento: 05-05-2020


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